L'alfabeto senza fine nei defilage di Rosa Spina

La particolare importanza che Rosa Spina dà agli aspetti irrazionali e decorativi nelle sue opere, trasporta lo spettatore verso una reazione espressivo-emotivo connessa alla fruizione dell’oggetto. Tali esperienze possono apparire, talvolta, non del tutto assimilabili, ma conferiscono una rilevanza notevole all’aspetto estetico. Prelevati dalla loro reale funzione quotidiana e liberamente associati, materiali diversi come lana, seta, carta e pigmenti vari assumono un’armoniosa vitalità. Brandelli di stoffa, di filati che un tempo erano finalizzati a uno scopo decorativo, o elettivo, ora acquistano una funzione e una dignità del tutto inedita. Dignità che apparentemente coinvolge lo spettatore ma che, in realtà, cela un valore più importante se si confrontano tali realizzazioni con altre della storia dell’arte novecentesca. Agli inizi del secolo fu Picasso a ideare la tecnica del papiers-collés, utilizzata dal cubismo e in seguito dal futurismo. Rosa Spina esprime un linguaggio artistico rinnovato rispetto al collage: la resa nei materiali è tale da comunicare allo spettatore strutture nuove, dando libero spazio all’immaginazione. Questi esperimenti giungono così a compiersi nella nuova tecnica del défilage. Le composizioni si trasformano in “ready made” e cioè creazioni pronte all’uso e all’elevazione al rango di opere d’arte. Nelle ultime realizzazioni, ho potuto constatare con interesse come l’artista abbia saputo affinare la sua tecnica, sviluppando un linguaggio interattivo che si modifica in relazione all’interesse dello spettatore.
 

I fili fluttuano sulle superfici assumendo ogni volta, occasionalmente, variazioni cromatiche nuove che consentono all’artista, di interloquire con il fruitore in modo coinvolgente e suggestivo. In questo contesto, Rosa Spina riesce a creare quella tensione percettiva che ci permette di sentire la vitalità dell’immagine. Il linguaggio creativo in questa sua recente produzione, come ho potuto ammirare lo scorso autunno, si è evoluto notevolmente soprattutto nei rapporti cromatici dove l’equilibrio compositivo è molto più profondo rispetto alla precedente produzione. L’aumento del contrasto nella semplice fruizione visiva, accentua l’impatto dei colori durante l’osservazione delle opere e crea, nell’occhio attento dell’osservatore, una visione d’insieme che nasce, in alcune composizioni, dal centro della tavola defilata in modo spontaneo (libera da convenzioni) per poi spostarsi verso gli estremi appena accennati da sfilacciature originali e creative.

Le tematiche seguono schemi precisi, desunti da una naturale maturità di donna e di artista. Il suo bagaglio culturale e tecnico le consente di palesare il suo talento nella produzione e creazione di forme e strutture, originando caleidoscopiche deformazioni delle superfici, da cui hanno origine campiture complesse che interagiscono in un colto e raffinato equilibrio tridimensionale. Spesso, gli assi portanti di queste composizioni si innestano ortogonalmente rispetto alla verticale, formando interessanti e ritmiche geometrie. I due assi reggono una struttura che non sconvolge lo sguardo ma lo invita ad arrestarsi di fronte all’opera. Così, in un dinamico divenire, le opere fanno emergere, al di là di ogni apprensione estetico-morale, il materiale morbido e filamentoso con cui sono realizzate. Le cifre cromatiche fanno affiorare strani geroglifici che, però non esigono decifrazioni, poiché l’artista intende celarli. Potremmo quasi definirli “matasse di segni” o meglio “alfabeto senza fine”; un linguaggio che a parere dell’artista non poteva manifestarsi in un contesto differente. “La fortuna di vivere a Catanzaro, conosciuta anche come la Capitale della Seta”- dice Rosa Spina. Un talento capace di esprimersi in una terra nella quale può manifestarsi in modo ampio il lavoro dell’artigiano, un mestiere destinato all’oblio del progresso occidentale delle arti. A lei dunque il merito di un linguaggio nuovo, originale, che non possiede archetipi nella storia.

 
Antonio Falbo (2007)
 
Dal Catalogo "Defilage" di Rosa Spina
 


The "Never - Ending Alphapet" of Rosa Spina's Frayng Technique

The particular importance that Rosa Spina gives to the irrational and decorative aspects in her works leads the viewer to expressive-emotional reactions connected to the enjoyment of her objects of art. Sometimes, such experiences may not seem entirely alike, but they attach considerable significance to the aesthetical side. Taken from their real, daily functions and freely re-associated, different materials such as wool, silk, paper, along with various pigments, take on a harmonious vitality. Pieces of fabric, of yarns, that were once used for a decorative or practical purpose, acquire now a new function and a new dignity. A dignity that seemingly involves the viewer but that actually conceals a greater value, if these artworks are compared to other products of 20th century art. In the early 20th century, it was Picasso who first introduced in Cubism the “papiers-collés” technique, which was used in Futurism only later on during the past century. Rosa Spina masters a renewed artistic language compared to paper collage: she uses materials in a way that conveys new structures to the viewers and fires their imagination. Then, these experiments find fulfilment in her new fraying technique. Compositions turn into ready made objects, ready to rise to the rank of artworks. In the last artist’s creations I have been pleased to notice how she has been able to refine her technique, thus developing an interactive language that modifies according to the viewer’s interest.

The threads float on the surfaces and always show fortuitous new colour variations. This enables the artist to communicate with the viewer in a captivating and evocative way. Rosa Spina manages to create a sensory concentration that allows us to feel the vitality of the image. Her creative language in this new production, as I could admire last autumn, has considerably evolved, especially in colour ratios, where the balance of composition is far greater than her previous productions.

The increased visual contrast highlights the colour effect and leads the viewer’s careful eye through the composition, sometimes from the centre of the spontaneously frayed canvas (free from conventions) to the edges, roughly outlined by fraying them creatively and originally. The themes follow a set pattern and are drawn from the natural maturity of a woman and artist. The learning and technique that she has acquired enables her to express her talent in the creation of forms and structures. Kaleidoscopic deformations move the surfaces and produce complex backgrounds that interact in a refined tri-dimensional balance. The axes of these compositions are often perpendicular to the vertical and create interesting, rhythmic patterns. The two axes sustain a structure that does not distract the eye but invite it to stay on the work.

So, by dynamically and continuously changing, her artworks reveal the soft and thready materials that compose them, disregarding any aesthetical or moral concern. The colour composition lets mysterious hieroglyphics emerge, but these do not demand being deciphered, since the artist wishes to conceal them. We may call this a “tangled skein of signs” or else a “never-ending alphabet”, a language that could not have surfaced in a different context, as the artist admits. “This is the chance of living in Catanzaro, Calabria, also known as the Capital of Silk”, Rosa Spina says. A talent capable of emerging in a land that still leaves plenty of space for handiwork, a craft that is falling into oblivion because of the progress of western arts. Rosa Spina must be given credit for her language, a new, original language without predecessors in history.


Antonio Falbo
(2007)
Traduzione di Luca Lampacrescia

 
 

 

     
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