Del magnetico richiamo evocato dalle sue originali, composizioni tissutali poco è rimasto delle "trame" libere, funzionali, nei "tracciati" policromi di oggi, sottratti alla severa logica imposta all’economia del colore dagli obbligati itinerari tattili. |
Scandagliato con minuziosa insistenza, l’orizzonte unidimensional si riempie di contenuti meta razionali, di materiali inidentificati e incastonati l’uno nell’altro nel gioco felicemente reinventato di una gestualità attenta esclusivamente a dosare il colore in gradazioni tonali intense, ma insofferente a piegarsi alle stantie leggi dell’ordine esterno. Si riconosce, anzi, nella caparbia ostinazione a dissacrare ogni riferimento alle ragioni della realtà esteriore un "raptus" irriverente, un impietoso accanirsi nel rifiuto del corporeo, dell’oggettivo, del razionale. Figlia di una generazione artistica sfuggite senza nostalgie alle secche del realismo figurale, l’arte della Spina affonda le sue radici in un soggettivismo integrale e punta polemicamente ad allinearsi con il rivoluzionario messaggio kandiskiano che della realtà interiore fa l’unica realtà possibile per l’artista. Anche la Spina, col suo furioso rifiuto dell’oggettualità, con la negazione "iconoclastica" dell’antica idolatria del reale, ha fatto compiere alla sua arte una svolta che si traduce in un vero e proprio "salto" di qualità. |